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(dalla prima pagina)
EDITORIALE
quantità di denaro che regola le relazioni
umane
. Quando si può affermare che stiamo
bene? Quando sorridiamo, veramente. Ecco le
nuove fondamenta su cui devono poggiare le gru
protagoniste dei prossimi orizzonti,
basi solide
frutto di relazioni umane rinnovate nel modo,
nella sostanza e nell’entusiasmo con cui ven-
gono vissute
.
Siamo sinceri, gli anni di abbondanza da poco la-
sciati alle spalle non hanno generato abbondanza
nelle relazioni: in periodo di crisi economica, so-
praffatti da uno stato di tensione continua, man-
cano i “numeri” e i sorrisi si spengono, l’individuo
entra in uno stato di frustrazione e finisce con il
deprimersi.
Ecco il vero male che ha iniziato a prendere spazio
in tanti cuori: la
sfiducia
. Questi tempi hanno
messo in evidenza due profili: il
pessimista
e l’
ot-
timista
. Il primo ha come argomenti “il problema,
la scusa, questo non fa per me, la difficoltà”, il se-
condo “la risposta, un programma di idee, lascia
che lo faccia io per te, la fattibilità”. Un cuore tri-
ste rende debole il corpo, lo priva della sua forza.
E il gigante ha svelato i piedi di argilla.
Prendere atto della situazione attuale è l’aperitivo
che anticipa un nuovo menù per il domani che
sarà.
E ritorniamo ora in cima alla nostra gru. Cosa mai
farà di questo punto di osservazione privilegiato
un riflesso luminoso in cui il verde lascia spazio ai
colori delle nostre costruzioni? O al rinnovamento
delle stesse?
Come possono convivere dialogo,
gru, abitazioni, benessere-gioia, sorriso, entu-
siasmo?
Domanda: è possibile fronteggiare numeri che ar-
rancano con una componente umana in difficoltà?
Risposta:
togliere le erbacce della mente
è il
primo passo per scoprire le meraviglie del sen-
tiero. La gente si abitua al decadente, alla povertà
mentale, alla miseria, all’ignoranza, alla schiavitù.
L’uomo deve invece
imparare a guardarsi den-
tro
con la piena consapevolezza di essere infinita-
mente ricco di risorse e di bellezza. Lo schiavo non
ha soltanto bisogno di vedersi sciolte le catene,
deve anche essere ispirato alla bellezza della li-
bertà. La nebbia può solo indebolire la nostra vi-
sione del sole, non il sole.
Come l’uovo d’aquila che si schiude nel pollaio.
Una volta grande, l’aquilotto desidera volteggiare
nel cielo come gli uccelli. I polli gli rispondono che
“volare così in alto non fa per quelli come noi, è
pericoloso”. Se l’aquilotto imparerà a volare mae-
stosamente o meno, dipenderà solamente dal cre-
dere di essere uno di “quelli come noi”. Quante
volte pensiamo che molte cose, belle e grandi,
non siano fatte per “quelli come noi”, quando in-
vece basterebbe solo buttarsi e farle. Non provarci,
i pessimisti dicono così. L’ottimista dice “io faccio”,
e se il risultato non è di suo gradimento ci riprova
in modo diverso. Sorridendo, con tutte le persone
che incontra. Il sorriso è il contatto più breve tra
due persone ed alimenta l’entusiasmo.
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